Dietro la Scoléta c’era un piccolo cortile e, a monte, un locale che serviva alle suore da lavatoio e da legnaia. In passato il comune vi teneva una sorta di ospizio. Nel locale vi era un ampio camino e il comune forniva sacchi imbottiti di strame, da usare come materasso (bissácch), e semplici pasti caldi alle persone di Ronco in difficoltà. Questa istituzione funzionava irregolarmente, e gli informanti ricordano che all’Uspízzi talora si digiunava, a meno che qualche membro della comunità si ricordasse delle persone che vi trovavano rifugio. Un tempo, l’unico senzatetto era lo Spisc, un brissaghese che era stato servitore di Massimo Sartori. Si racconta che il comune decise saggiamente di non aprire l’Uspízzi per una sola persona, e trasferì l’anziano uomo presso la Caterinètta Spigaglia. Questa gli preparò un giaciglio nel fienile, ricevendo dal comune pochi centesimi per il vitto. Nella varietà dialettale locale, lo spisc era una specie di martello in legno con uno spigolo acuto, usato per rompere i ricci delle castagne tolte dagli arisciá (‘mucchi di ricci’).