Lavatòio nella zona del Nusétt (55), al limite superiore dell’abitato, verso ovest. L’informante Mario Ceresa ricorda che «aveva due sezioni, la prima per il bucato e la seconda per la roba sporca». Non di rado il Lavatòio era luogo di liti accese, a tal punto che talune donne evitavano di frequentarlo di giorno e ci andavano di notte. Originariamente, la struttura era collocata in posizione più bassa e le donne vi lavoravano stando inginocchiate. La struttura fu poi rifatta più alta, ritenendo che potesse risultare più comoda, senza consultare le donne. Queste si lamentarono in quanto dopo l’intervento si poteva lavare stando in piedi, ma era necessario piegarsi in avanti. Si cercò quindi di rimediare aggiungendo predelle in legno sulle quali si poteva tornare a lavare in posizione inginocchiata. Secondo una lapide commemorativa, il Lavatòio fu costruito con l’aiuto dei ronchesi emigrati in Francia nel 1888 Martino e Cécile Zucconi. Esso era coperto da una tettoia in lamiera a due spioventi. Ora è in disuso sotto una infelice copertura in cemento armato.