Senz’altro la più rappresentativa e anche la relativamente meglio conservata fra le case che Gilardoni (1979, 195) chiamò «borghigiane», antiche dimore di agiate famiglie patrizie. Di questo tipo, sempre secondo Gilardoni, ne devono essere sorte un tempo più di una dozzina. Oggi se ne conoscono ancora cinque o sei (Císeri, Roggero-Spigaglia, Materni de Scíma 66, la Ca di Pitúr 51), anche se alcune di esse hanno cambiato proprietario parecchie volte e subito trasformazioni non sempre felici. La Cása Císeri, ristrutturata nella forma attuale attorno al 1820, si trova sulla Piázza del Semitóri (5), all’angolo tra la Stráda de Fónd (10) e la Caraa (11); è una tipica casa ottocentesca, a due ali attorno al bel cortile. Sopra ampie cantine, in una delle quali è ancora conservato un forno, si trovano due sale affrescate, una cosiddetta ‘delle absidi’e l’altra dipinta a medaglioni con i personaggi dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Al primo piano si trova il cosiddetto ‘mezzanino’, piano più abbassato e con ciò meglio riscaldabile durante il periodo invernale. Al piano più alto, un bel ballatoio ad archetti murati su mensole di granito circonda l’edificio. Le ampie camere hanno pavimenti in cotto bicolore. Purtroppo il degrado, specialmente dei serramenti, è evidente. La casa è tuttora proprietà della famiglia, che l’ha suddivisa in cinque appartamenti da affittare. La famiglia Ciseri è stata la più illustre del paese. La figura di spicco fu quella di Antonio (1821-1891), che terminate le scuole a Ronco andò a raggiungere il padre che teneva bottega di decoratore a Firenze. Antonio Ciseri studiò pittura e arrivò a un notevole successo nella città Toscana. Sono tra l’altro sue opere il San Martino sull’altare maggiore della parrocchiale e una Deposizione alla Madonna del Sasso. I Ciseri non avevano soprannome; venivano chiamati Sciór e Scióra, quando era usanza generale dare del tu. Avevano a servizio una cameriera, una cuoca, un massaro e una donna per la campagna.