Archivio Categoria: Toponimi

in Barcón

Notevoli campi un tempo di proprietà della parrocchia di Ronco; si estendevano con molta probabilità sopra e sotto l’odierna Via Barcone, a ovest della cappella del Materéll. Dagli anni Quaranta, vi sorge una casa costruita in sasso sotto la carrozzabile, chiamata «Casa Barcone». Il nome di luogo Barcón si estende anche alla carrozzabile costruita a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta; la strada costeggia il limite settentrionale del vecchio abitato e conduce a Brissago, nella frazione di Porta. Essa si sovrappone a una precedente strada tagliafuoco, che non oltrepassava di molto il margine del paese. Il termine barcón è un accrescitivo di barch ‘riparo o semplice cinta in cui si rinchiudevano i bovini in caso di cattivo tempo o durante la notte’ (cfr. RTT Sonvico 670, con rinvii ulteriori). Strutture del genere, con tettoia e cinta, si trovavano qui quasi esclusivamente a livello degli alpi. La variante morfologica e lessicale barcón (‘edificio in forma di tettoia’) era conosciuta nel Locarnese anche a basse quote. Appropriata pare qui l’attribuzione del nome a un luogo usato per la trebbiatura.

la Vóce del Desèrto

Luogo nel quale gli informanti ricordano un’antica osteria. Negli anni Venti la gestiva un tale Stemplowski con la denominazione di «Voce del Deserto». È attestata da una cartolina dell’epoca (v. il materiale fotografico in questo volume). Nel 1924, lo Stemplowski vendette la casa a Fritz Jordi, che vi abitò con la famiglia. Anticamente l’edificio era di proprietà degli Zucconi.

la Gésa de San March / l’Oratòri de San March

Edificio religioso che sorgeva dove trova sede attualmente una piazza di giro per automobili, al termine della carrozzabile di Funtána Martína. Fu edificato verso la fine del Cinquecento sopra una cappella preesistente e presentava un soffitto a volta. L’architrave della porta d’entrata portava la data «1600». Il minuscolo campanile, incorporato per la maggior parte nella chiesa, era sormontato da una croce maltese recuperata recentemente. L’unica campana, che data del 1619, serve ora alla chiesa della Madonna delle Grazie. Presso la chiesa vi era un piccolo cimitero; pare che i morti venissero seppelliti anche all’interno dell’edificio, fatto constatato direttamente anche da un informante della presente raccolta che, nel 1948, partecipò ai lavori di demolizione dello stesso.

i Ca di Iórdi

Complesso del vecchio abitato di Funtána Martína, a ovest della Vall de Funtána Martína; comprende quattro antiche case a torre contigue verso sud e due verso monte. Fu comperato nel 1924 da Fritz Jordi (1885-1938), tipografo, che vi fondò una colonia comunista. Jordi provvide a riattare gli edifici diroccati e il luogo fu per una decina d’anni ritrovo di simpatizzanti e anche di molti artisti. Lo stesso Jordi pubblicò per alcuni anni, insieme all’amico Heinrich Vogeler, noto grafico tedesco, una piccola rivista quindicinale, illustrata con belle silografie e intitolata appunto «Fontana Martina». La frazione acquistò in questo modo una certa notorietà. Il figlio dello Jordi, Pietro (1915-1998), vi tenne poi un atelier di ceramica. La base delle quattro case contigue è medievale; vi sono conservate finestrelle trilitiche murate e porte a grossi architravi sorretti da mensole. In queste case si trovarono vecchi libri dei conti con note di cronaca; da essi risultava che la casa più alta apparteneva nel Seicento e nel Settecento a una famiglia Lamberti (del ramo dei Lambertítt, secondo l’informante Elfo Lamberti), mentre le altre tre erano degli Zucconi (Rieger 2000, 218).

in Funtána Martína

Importante frazione storica del comune; in una visita pastorale del 1595 è menzionata «anco la villa di Fontana Martina». Nel 1729 vi abitavano 13 famiglie, mentre il paese ne ospitava un centinaio . Il piccolo abitato si andò poi spopolando, in parte per ragioni di emigrazione, e fu abbandonato verso la fine dell’Ottocento. Nei primi decenni del Novecento, gli edifici erano in buona parte diroccati; poi, nel 1924, Fritz Jordi (v. la Ca di Iórdi 195) comperò una parte del vecchio insediamento. Grazie ai suoi lavori di ricostruzione il pittoresco agglomerato, che presenta vari elementi architettonici medievali, si è conservato fino ai nostri giorni.

i Oratòri da Ríva

Uno degli edifici più antichi di Porto Ronco. Fu costruito nella seconda metà del Settecento da due fratelli Cattaneo. Si trattò in effetti dell’ampliamento di una cappella preesistente dalla base di circa due metri per due chiamata “Cappella del Santissimo Rosario”. L’oratorio fu poi dedicato a Maria Assunta. Purtroppo parte degli affreschi andarono persi nei restauri del 1970 o addirittura in quelli del 1923. In occasione della festa dell’Assunta (15 agosto), era consuetudine la celebrazione di una messa; inoltre, vi si andava in processione per le rogazioni di marzo, che avevano lo scopo di benedire la campagna. A questo proposito, si dice vi partecipassero anche persone che, per il resto dell’anno, non frequentavano la chiesa. Le rogazioni duravano tre giorni: il primo giorno alle cinque di mattina, pregando o cantando le litanie dei santi, la processione partiva in direzione di Funtána Martína (186), il secondo giorno ci si recava al cimitero e il terzo alla Ríva. All’Oratòri da Ríva venivano pure battezzati i bambini nati in questa zona, in casa della levatrice Lena Nicora​.

el Cródu

Piccolo delta della valle omonima. In passato era caratterizzato da bella campagna coltivata con uva bianca pregiata di proprietà dei Bettè, che vi tenevano un grotto. Più tardi, i coniugi Ritscher vi tennero un allevamento di pollame. Il torrente è oggi asciutto per la maggior parte dell’anno e le acque sono captate e sfruttate dagli impianti idroelettrici delle «Officine idroelettriche della Maggia» (Ofima). A Cródu la comunità usava recarsi per procurarsi della ghiaia. La zona era anche una sorta di bagno spiaggia di Ronco, priva di infrastrutture, ma molto apprezzata per la sua natura intatta​.

la Puncedána

Zona in riva al lago, dove si trova lo svincolo della strada che sale verso Ronco. Il luogo apparteneva a vari proprietari: Rosa Poroli Inselmo, Guglielmo Materni, Severo Spigaglia e i suoi fratelli. Si trattava di campi, e in parte anche di terreni incolti, dove sorgevano vari edifici diroccati. Il luogo fu acquistato nel 1923 dall’americano Gordon Mc Couch, artista pittore, che la trasformò in complesso abitativo riunendo due o tre piccoli edifici in riva al lago. Egli acquistò in tutto tredici appezzamenti di terreno, due case e una stalla, per una superficie complessiva di 4600 metri quadrati, distribuiti in quattro settori distinti. Gli edifici erano situati tutti in Puncedána; i terreni in parte anche in Ríva (a ovest), Stèla (a est), Crós (verso monte), come risulta dall’estratto censuario relativo (Fondo CS). Nella parte alta del fondo, Mc Couch riattò un altro edificio rustico per adibirlo ad atelier. Lo stabile porta oggi il nome “al Faro”. Dove sorgesse esattamente l’antico mulino menzionato nelle forme documentarie non è dato di sapere​. La Vall de Rivói, al confine ovest della proprietà, forniva verosimilmente l’acqua che alimentava la struttura. Fino agli anni Sessanta, nel giardino della proprietà Mc Couch si ricorda un tavolo rotondo in sasso, con tutta probabilità costruito con un’antica macina. Sull’antica cartina schizzata a mano in occasione della compravendita (Fondo CS), è indicata lungo la valle una linea tratteggiata che rappresenta probabilmente l’antico sentiero di cui si parla in documenti dell’archivio comunale. Più che al riferimento a un ponte, sembra qui possibile pensare a un continuatore del latino pungere (e in particolare al suo participio passato), a indicare luoghi dalla conformazione appuntita, qui riferito alla riva del lago. Sulla punta rocciosa si costruì il muro dell’attuale porto​.

el Cimitéri / el Campsánt

Nuovo cimitero, approntato nel 1834 accanto alla Nunziáda, secondo le prescrizioni della nuova legge federale che proibiva le sepolture nelle chiese. Un tempo il cimitero veniva chiamato più comunemente el Campsánt, espressione usata ancora dall’informante Caterina Giger-Peduzzi (1899-1994), accanto al tipo lessicale cimitéri, del quale testimonia la Piázza del Semitóri.